Centro Visite di Erto e Casso (PN)
Orari di apertura
- INDIRIZZO: Piazzale del Ritorno, 3 33080 Erto e Casso (PN)
- TELEFONO: +39 042787333
- EMAIL: info@parcodolomitifriulane.it
Mostre “La Catastrofe del Vajont – Uno spazio della memoria” e “Vajont: immagini e memorie”
Il Centro Visite di Erto e Casso (PN) è situato nel paese di Erto, nell’edificio delle ex-scuole elementari del paese.
E’ uno tra i più importanti e completi centri di documentazione sul disastro del Vajont e valido punto di riferimento per studi e ricerche.
- La prima sezione: “Vajont Immagini e memorie” ospita una raccolta di foto d’epoca.
Il percorso vi condurrà indietro nel tempo alla scoperta di tradizioni, usi e costumi della gentedel Vajont prima del tragico evento del 9 ottobre 1963, fino ad arrivare alla fatidica notte quando l’immensa frana si staccò dal monte Toc e precipitò nel lago artificiale scatenando la furia dell’acqua che causò 2000 vittime. - La seconda sezione: “Uno spazio della memoria” descrive in modo dettagliato e scientifico l’intera vicenda dalla progettazione del bacino idroelettrico del “grande Vajont” fino al processo. Tutto è raccontato attraverso pannelli descrittivi. Inoltre si possono consultare tabelle, grafici e confrontare plastici illustrativi.
Nella saletta multimediale un cd-rom permette di avere una visione globale sulla catastrofe e di osservare la ricostruzione grafica della frana e filmati originali dell’epoca.
Il doppio cd-rom della mostra è acquistabile presso i nostri punti info oppure online.
- Una testimonianza
- Note sulla frana del Monte Toc
- Aspetti naturalistici e tecnici sulla frana e sulla Diga del Vajont
- Scarica la scheda del sentiero Moliesa
La Catastrofe del Vajont
Uno spazio della memoria
Il Centro visite del Parco offre al visitatore una memoria della catastrofe del 9 ottobre 1963.
L’ambiente naturale della valle è stato sconvolto e la comunità ha subito:
- lutti e rovine;
- una cattiva gestione del rischio, sia “prima” con un eccesso di ottimismo, sia “dopo” con un eccesso di prudenza;
- una cattiva gestione dell’emergenza e della ricostruzione.
Per decenni la comunità è stata espulsa dalla valle, privata della sua economia e spinta fino alla scissione della sua originaria unità. Un terzo di secolo è passato, ma la Giustizia ha completato il suo corso solo pochi anni fa.
PRIMA SEZIONE DELLA MOSTRA
“PRIMA DELL’IMPATTO”
Alla fine degli anni ’50 la comunità era profondamente legata all’economia agricola tradizionale, integrata con il piccolo commercio ambulante. La stretta forra del Vajont suggerisce alla SADE l’idea di utilizzare la valle come bacino artificiale. Viene così realizzata una diga a doppia curvatura di 265 metri, la più alta del mondo, all’epoca. Nel 1960, in coincidenza dell’inizio dell’invaso, hanno luogo due frane. Viene disposto il monitoraggio del versante instabile, dell’estensione di due milioni di metri quadrati. Si dispone così di un preciso diagramma delle relazioni che legano l’aumento del livello del lago con l’aumento degli spostamenti della frana.
Nel mese di ottobre del 1963 l’imminenza della frana è evidente. Non vengono adottate adeguate misure di protezione della popolazione.
SECONDA SEZIONE
“L’IMPATTO”
Il 9 ottobre 1963 una frana di 300 milioni di metri cubi collassa a valle in un arco di tempo di 40 secondi, con una velocità di 65km/h. L’impatto della frana nel lago mette in movimento una massa di 48 milioni di m³ d’acqua:
- con un’onda di 80 metri che si diffonde nel lago, investendo gli insediamenti delle rive;
- con un onda di 170 metri che scavalca la diga e, precipitandosi a valle da una altezza di 400 metri, cancella gli insediamenti sottostanti.
TERZA SEZIONE
“EMERGENZA E RICOSTRUZIONE”
Dopo la frana non esiste più controllo del livello del lago. Nello scenario desolante della valle sconvolta, “dopo”, le istituzioni sopravvalutano il rischio. Tutta la popolazione viene evacuata.
Quando, tre anni dopo, il lago è stato del tutto svuotato, si insiste nell’imposizione del totale trasferimento degli abitanti. Ciò determina una forte conflittualità interna tra chi accetta il trasferimento e chi vuole riconquistare la propria valle e viverci. Nel 1971 si arriva alla traumatica scissione della comunità: viene istituito il nuovo comune di Vajont, frutto del trasferimento.
Il Piano Comprensoriale di ricostruzione estende l’azione su un’area di 22 volte più grande rispetto a quella danneggiata e “dimentica” di fatto la valle del Vajont.
Se si esclude il ripristino della viabilità in riva destra, l’unico intervento di piano consiste nell’abbandono della vecchia Erto, per realizzare un nuovo insediamento poco più in su.
Nessun altro intervento è stato attuato nella valle. Tutto il versante sinistro della valle è tuttora gravato da vincoli di inaccessibilità mai rimossi.
QUARTA PARTE
“GIUSTIZIA”
Causa Penale
La causa penale dura oltre 8 anni:
- vengono rinviati a giudizio 11 imputati;
- nel processo di primo grado, il PM chiede una condanna per 158 anni complessivi;
- il giudice afferma in sentenza che “la frana non esiste dal punto di vista giuridico…” e condanna, per il solo mancato allarme, 3 imputati, per 12 anni complessivi;
- in sede di Appello la condanna, per il solo mancato allarme, 3 imputati, per 12 anni complessivi;
- in sede di Appello la condanna è ridotta a complessivi 4 anni e 6 mesi;
- in sede di Cassazione viene ampliata la responsabilità e ridotta la pena a due soli imputati per un totale di 2 anni e 8 mesi
Causa Civile
Intentata contro l’ENEL dal Comune di Erto e Casso e poi da quello di Vajont. Nel 2000, a 37 anni dalla catastrofe, la sentenza definitiva obbliga l’ENEL a pagare danni per 6.109.685 Euro.
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N.D.