Il bosco nasconde in sé numerosi segreti ed è uno degli ecosistemi più complessi che possiamo trovare in natura. Passeggiando nel bosco possiamo osservare molti elementi che contraddistinguono questo habitat, i cui protagonisti sono gli alberi a partire dalle fronde.
Le foglie sono fondamentali per la vita sulla Terra: le materie organiche che esse producono sono indispensabili sia per gli insetti che per i mammiferi. Grazie alla clorofilla le foglie possono infatti combinare l’energia luminosa del sole, l’acqua e le sostanze nutritive del suolo e l’anidride carbonica dell’aria. Esse sintetizzano così gli elementi di base per la creazione degli esseri viventi. Questo processo si chiama fotosintesi, una vera e propria produzione di energia rinnovabile.
Le sostanze di scarto delle foglie sono l’ossigeno e il vapore acqueo che reintegrano i cicli biochimici naturali.
Migliaia di specie animali e vegetali si interessano alle foglie, su cui lasciano indizi, discreti o distruttori, del loro passaggio. La caduta delle foglie in autunno è una strategia di protezione dal freddo in quanto cadono prima di gelare: la foglia produce uno strato di separazione tra il suo picciolo e il rametto; quando il vento la fa cadere non appare una ferita ma già una cicatrice.
Un albero adulto produce in media ogni anno 15-30 kg di ossigeno in eccesso; respirando una persona adulta consuma annualmente da 200 a 300 kg di ossigeno, una quantità prodotta da circa 12 alberi.
Le foglie sono verdi in quanto la clorofilla assorbe le parti rosse dello spettro della luce: il colore complementare il verde è riflesso ed è quindi quello che si vede. In autunno però, quando la durata del giorno e la temperatura diminuiscono, la pianta si riprende alcune sostanze preziose contenute nelle foglie. Il verde della clorofilla lascia quindi il posto ad altri pigmenti, gialli, rossi, bruni. Le sostanze (zuccheri e proteine) messe in serbo verranno utilizzate in primavera per avviare la crescita quando le foglie non funzionano ancora.
Per sapere se una foglia è semplice o composta basta sapere se una gemma è fissata alla base del suo gambo (picciolo). Se non ce n’è alcuna non si tratta di una foglia semplice ma della fogliolina di una foglia composta (frassino, rosa canina, sambuco).
I rami sono l’impalcatura della foresta, occupano uno spazio considerevole e conferiscono all’albero la sua sagoma particolare, allungandosi ogni anno da nuovi getti; intrecciandosi gli uni agli altri delimitano la zona delle chiome (fillosfera), uno spazio protetto entro cui si sviluppa quel clima particolare che caratterizza il bosco, un ambiente piacevole e riparato. Quando si nota un albero senza rami su un lato significa che molto probabilmente un tempo era affiancato ad un altro albero. Crescendo vicini i rami che si trovavano tra i due alberi sono stati privati della luce e sono seccati. Molto spesso sui rami si vedono anche segni di morsi: se le tracce sono sottili di tratta di piccoli roditori mentre se sono più larghe possono essere opera di caprioli.
La corteccia è la pelle dell’albero, la sua corazza protettiva. Protegge i tessuti interni della pianta da aggressioni di ogni genere: ferite, inaridimento, attacchi da parte di funghi, insetti o altri parassiti che si riproducono all’interno dell’albero. Contiene e protegge il sistema di trasporto della linfa elaborata che proviene dalle foglie.
Questo succo nutritivo scorre attraverso uno strato di cellule addossato al legno e nutre tutte le parti dell’albero.
Ogni specie ha una corteccia differente che cambia aspetto con gli anni: all’inizio è più liscia poi si fessura, si sfalda o si stacca a placche man mano che l’albero invecchia. Per stabilire l’età di una corteccia basta contare i cerchi su un frammento di corteccia.
Si parla di “fibra storta” quando le fibre del legno crescono a spirale. Esistono alcuni insetti che scavano dei labirinti sotto la corteccia: si tratta del bostrico tipografo, uno scolitide che crea non pochi problemi nei boschi di aghifogli; quando invece si notano buchi che fanno il giro del tronco si è di fronte all’opera del picchio, ghiotto di linfa grezza all’inizio della primavera.
Osservando tronchi e ceppi lungo i sentieri si possono scoprire molteplici curiosità: gli anelli annuali sono formati dal legno primaverile di colore chiaro che cresce tra aprile e giugno, e dal legno estivo di colore scuro che si forma da luglio a ottobre. Se si confronta lo spessore del legno primaverile con quello estivo si vedrà che l’albero cresce rapidamente in primavera, in estate rafforza i nuovi getti e il nuovo anello e in inverno si riposa.
La linfa grezza sale dalle radici attraversando soprattutto gli anelli recenti. La linfa elaborata invece scende dalle foglie per nutrire tutte le parti vive dell’albero fino alle radici. Durante la notte la funzione di fotosintesi si interrompe per mancanza di luce. Gli alberi continuano a respirare, consumando ossigeno ed espellendo anidride carbonica. Gli elementi nutrienti prodotti durante il giorno vengono distribuiti ed immagazzinati nelle varie parti dell’albero, il quale digerisce nel corso della notte ciò che ha assimilato di giorno. Quando un albero si curva la pressione all’interno del tronco non è uniforme: una compressione fortissima si esercita sulla metà inferiore, mentre la parte superiore del tronco subisce una trazione non meno considerevole. Per resistere nel modo più efficace e ritrovare una crescita verticale, le aghifoglie producono del legno e si allargano dalla parte sottoposta a compressione, mentre le latifoglie lo fanno dalla parte della trazione.